La nostra scelta più importante è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. La felicità è amore, nient’altro.

Katia Botta

giovedì 26 aprile 2018

Alfie Evans finora è stato sostenuto da questa forza vitale

Inizio Preghiera: Quando pieghiamo con la testa in questa posizione, risvegliamo l’emozione spirituale in noi
Fine preghiera. In questa fase della preghiera, si dovrebbe essere introspettivi e contemplare l’esperienza di essere in presenza di Dio.

“La volontà e l’energia dell’uomo controllano in modo imperfetto il corpo umano, ma la volontà divinamente trasmessa può operare perfettamente, non solo nella guarigione delle tue malattie, ma anche di quelle degli altri, perfino se sono lontani ... Trasfòrmati in una batteria divina, inviando i raggi divini risananti ogni qualvolta e ovunque siano necessari”. (Paramhansa Yogananda)

Non respiriamo solo ossigeno. Il “prana”, o “soffio della vita”, sta alla base di tutti i processi che animano i regni della natura. Il concetto di “soffio vitale” è un forte cardine riassunto ed espresso nella parola sanscrita “Prana”.
Prana, in sanscrito significa letteralmente “Vita” intesa anche come respiro o spirito, quell’energia che sostiene e pervade il corpo umano. Il Prana è il “Soffio di Dio”. In ebraico "Ruah" significa spirito, vento e soffio, o respiro. (cfr. Vecchio Testamento). La trasmissione di questa potente forza magnetica invia raggi divini risananti che possono inoltre essere trasmessi con il cuore colmo di empatia a qualunque distanza, attraverso la pratica della preghiera e il contatto mentale con la persona alla quale viene inviata l’energia, ricarica il corpo con una grande forza vitale. La preghiera assume maggiore efficacia se accompagnata dalla respirazione, molti santi tra cui San Giovanni della Croce e Sant’Ignazio di Lojola, spiegano come la preghiera sia resa più efficace dal respiro. In particolare Sant’Ignazio di Lojola tra i tre “modi di pregare” esposti nei suoi esercizi spirituali ne propone uno, quello “ritmato”. Esso “consiste nel fatto che ad ogni respirazione o movimento respiratorio si deve pregare mentalmente pronunziando una parola del Padre Nostro o di qualche altra preghiera che si recita, in modo tale che una singola parola venga detta tra un respiro e l’altro”.
Sant’Ignazio raccomanda altresì che “mentre poi dura il tempo tra un respiro e l’altro, si badi principalmente al significato di tale parola, o alla persona a cui si rivolge la preghiera, o alla propria pochezza, o alla differenza tra quella altezza e la propria bassezza”.
Un altro dei tre modi di pregare ignaziani “consiste nel contemplare il significato di ogni parola della preghiera”. Qui il santo consiglia di tenere gli occhi chiusi, oppure fissi in un punto senza girarli di qua e di là, al fine di ottenere la migliore concentrazione.
In linea generale, è bene che l’orante visualizzi se medesimo nell’atto di porsi alla presenza del Cristo e dei suoi santi. Un “lavorio interiore di visualizzazione” è opportuno anche quando la mente si volge a considerare un episodio del Vangelo. Bisognerà, qui, cercare di immaginare al vivo ogni dettaglio della scena.
La preghiera di sant’Ignazio impegna la persona nel suo intero essere, in tutte le sue facoltà. In questo ha molto di comune con la preghiera esicasta, salvo che è concepita come orazione non continua, ma da alternare all’azione, pur dandole il necessario alimento.

Alfie Evans finora è stato sostenuto da questa forza, dalla forza vitale della preghiera di tutti coloro che con l’amore hanno pregato e continuano a pregare per lui: La Forza dello Spirito, o meglio la Forza dello Spirito Santo che santifica ciò che tocca. La Sua venuta pulisce, purifica e rende santo ciò con cui entra ed abita...Continuiamo a Pregare per Alfie e sosteniamolo con il "Soffio della Vita" attraverso la preghiera. #crediamoci #SiaLaVida per #Alfie

Peter Deunov sosteneva che: “A volte la preghiera anche di una sola persona è in grado di portare beneficio a migliaia di persone. Ogni qualvolta finite la vostra preghiera, alla fine dite: “Signore Dio, tutto ciò sia per la Tua gloria e per il beneficio della mia anima. Dopo ogni preghiera, rimanete per un certo tempo in silenzio per ricevere le benedizioni che Dio vi darà”.Non affliggete lo Spirito con la vostra scontentezza e ingratitudine. La vita è continua, perciò la nostra comunicazione con Dio deve essere continua, sia quando siamo svegli, sia quando dormiamo”.  Preghiamo per Alfie

Buona Vita, Pace a voi! Katia Botta

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Immagini Posture mudra inizio e fine preghiera: https://www.spiritualresearchfoundation.org
Sitografia:
http://www.ananda.it
http://www.oasidiengaddi.it/respiro-e-preghiera-mentale-negli-esercizi-spirituali-di-santignazio-di-loyola/

lunedì 23 aprile 2018

L’Angelo del Signore portava il bimbo in cielo. Dedicato al piccolo Alfie Evans

Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui. (Esodo 23,20-23)
Tutto questo veniva raccontato da un angelo del Signore, mentre portava un bambino morto in cielo.

 L’Angelo
Ogni volta che un bambino buono muore, scende sulla terra un angelo del Signore, prende in braccio il bimbo morto, allarga le grandi ali bianche e vola in tutti i posti che il bambino ha amato, poi coglie una manciata di fiori, che porta a Dio, affinché essi fioriscano ancor più belli che sulla terra.
Il buon Dio tiene i fiori sul suo cuore, ma a quello che ha più caro di tutti dà un bacio, e questo riceve la voce e può cantare nel coro dei beati.
Tutto questo veniva raccontato da un angelo del Signore, mentre portava un bambino morto in cielo, e il bambino lo sentiva come in sogno; allora volavano per la casa nei luoghi dove il bambino aveva giocato, e poi nei deliziosi giardini pieni di fiori bellissimi.
"Quale dobbiamo prendere da piantare in cielo?" Chiese l'angelo
Nel giardino si trovava un alto roseto ma un uomo cattivo aveva spezzato il fusto, così tutti i rami, pieni di gemme sbocciate a metà si erano piegati e appassivano.
"Povera pianta" Disse il bambino
"Prendi quella , così potrà fiorire presso DIO"
E l'angelo raccolse quella pianta, e diede un bacio al bambino così egli aprì un po' gli occhietti. Colsero quei magnifici fiori ma presero anche la disprezzata calendula e la selvatica viola del pensiero.
"Adesso abbiamo i fiori!"
Ma ancora non volarono verso Dio.
Era notte e c'era silenzio; rimasero nella grande città e volarono in una delle strade più strette, dove si trovava un mucchio di paglia, cenere e spazzatura: c'era stato un trasloco; dappertutto c'erano pezzi di piatti, pezzi di gesso, cenci e vecchi cappelli sgualciti, tutte cose molto brutte.
L'angelo indicò in quella confusione, alcuni cocci di un vaso di fiori; lì vicino c'era una zolla di terra che era caduta fuori dal vaso, ma che era rimasta compatta a causa delle radici di un grande fiore di campo appassito, che non valeva più nulla e per questo era stato gettato.
"Portiamolo con noi " Disse l'angelo
"Poi mentre voliamo ti spiegherò il perché"

E così volarono e l'angelo raccontò:
Laggiù in quella strada stretta, in un seminterrato, viveva un povero ragazzo ammalato; fin da piccolo era rimasto sempre a letto, quando proprio si sentiva bene poteva camminare per la stanza con le stampelle, ma non poteva fare altro. In certi giorni d'estate i raggi del sole arrivavano per una mezz'ora nella stanzetta del seminterrato; allora il ragazzino si metteva seduto a sentire il caldo Sole su di lui e guardava il sangue rosso che scorreva nelle sue dita sottili che teneva davanti al viso; in quei giorni si poteva dire:
"Oggi il piccolo è uscito!"
Conosceva il verde primaverile del bosco solo perché il figlio del vicino gli portava il primo ramo di faggio con le foglie e se lo alzavano sul capo.
Sognava di trovarsi sotto i faggi col sole che spandeva e gli uccelli che cantavano. Un giorno di primavera il figlio del vicino gli portò anche dei fiori di campo, e tra questi ce n'era per caso uno ancora con le radici: perciò fu piantato in un vaso e messo sulla finestra vicino al letto.
Il fiore piantato da una mano amorevole crebbe mise nuovi germogli e ogni anno fiorì. Questo divenne il giardino meraviglioso del ragazzo malato, il suo piccolo tesoro sulla Terra. Lo bagnava e lo curava e si preoccupava che ricevesse anche l'ultimo raggio di Sole che penetrava dalla bassa finestrella. Il fiore cresceva anche nella fantasia del ragazzo, perché fioriva per lui, per lui emanava il suo profumo e gli rallegrava la vista.
E quando il Signore chiamò il ragazzo, egli si volse, morendo, verso quel fiore. Da un anno è ormai presso Dio e per un anno intero il fiore è rimasto abbandonato sulla finestra ed è appassito. Per questo è stato gettato tra la spazzatura durante il trasloco.
E proprio quel povero fiore noi l'abbiamo messo nel nostro mazzo, perché quel fiore ha portato più gioia che non il più bel fiore del giardino reale.
"Ma come mai sai tutte queste cose?. " Chiese il bambino che l'angelo portava in cielo.
"Lo so perché ero io stesso quel povero ragazzo malato che camminava con le stampelle!!" Spiegò l'angelo. "E conosco bene il mio fiore"
Il bambino spalancò gli occhi e guardò il viso bello  e felice dell'angelo; in quel momento giunsero in cielo dove c'era gioia e beatitudine.
Dio strinse al cuore il bambino morto e subito gli spuntarono le ali, come all'altro angelo e volarono via insieme, tenendosi per mano.
Dio strinse al cuore il mazzetto di fiori e baciò quel povero fiore di campo appassito, che subito ebbe voce e cantò con tutti gli angeli che volavano intorno a Dio; alcuni vicinissimi altri in grandi cerchi intorno a Lui, e altri ancora molto più lontani nell'infinito, ma tutti ugualmente felici.
Tutti cantavano piccoli e grandi, anche il bambino buono e benedetto, e quel povero fiore di campo che era appassito e era stato gettato nella via stretta e buia, tra la spazzatura di un trasloco.

Hans Christian Andersen

Tratto da: Andersen Fiabe -  Ed. Mondadori
Immagini dal web

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