Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino
e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua
presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui. (Esodo 23,20-23)
Tutto questo veniva
raccontato da un angelo del Signore, mentre portava un bambino morto in cielo.
L’Angelo
Ogni volta che un
bambino buono muore, scende sulla terra un angelo del Signore, prende in
braccio il bimbo morto, allarga le grandi ali bianche e vola in tutti i posti
che il bambino ha amato, poi coglie una manciata di fiori, che porta a Dio, affinché
essi fioriscano ancor più belli che sulla terra.
Il buon Dio tiene
i fiori sul suo cuore, ma a quello che ha più caro di tutti dà un bacio, e
questo riceve la voce e può cantare nel coro dei beati.
Tutto questo
veniva raccontato da un angelo del Signore, mentre portava un bambino morto in
cielo, e il bambino lo sentiva come in sogno; allora volavano per la casa nei
luoghi dove il bambino aveva giocato, e poi nei deliziosi giardini pieni di
fiori bellissimi.
"Quale
dobbiamo prendere da piantare in cielo?" Chiese l'angelo
Nel giardino si
trovava un alto roseto ma un uomo cattivo aveva spezzato il fusto, così tutti i
rami, pieni di gemme sbocciate a metà si erano piegati e appassivano.
"Povera
pianta" Disse il bambino
"Prendi
quella , così potrà fiorire presso DIO"
E l'angelo
raccolse quella pianta, e diede un bacio al bambino così egli aprì un po' gli
occhietti. Colsero quei magnifici fiori ma presero anche la disprezzata
calendula e la selvatica viola del pensiero.
"Adesso
abbiamo i fiori!"
Ma ancora non
volarono verso Dio.
Era notte e c'era
silenzio; rimasero nella grande città e volarono in una delle strade più
strette, dove si trovava un mucchio di paglia, cenere e spazzatura: c'era stato
un trasloco; dappertutto c'erano pezzi di piatti, pezzi di gesso, cenci e
vecchi cappelli sgualciti, tutte cose molto brutte.
L'angelo indicò
in quella confusione, alcuni cocci di un vaso di fiori; lì vicino c'era una
zolla di terra che era caduta fuori dal vaso, ma che era rimasta compatta a
causa delle radici di un grande fiore di campo appassito, che non valeva più
nulla e per questo era stato gettato.
"Portiamolo
con noi " Disse l'angelo
"Poi mentre
voliamo ti spiegherò il perché"
E così volarono e l'angelo raccontò:
Laggiù in quella
strada stretta, in un seminterrato, viveva un povero ragazzo ammalato; fin da
piccolo era rimasto sempre a letto, quando proprio si sentiva bene poteva
camminare per la stanza con le stampelle, ma non poteva fare altro. In certi
giorni d'estate i raggi del sole arrivavano per una mezz'ora nella stanzetta
del seminterrato; allora il ragazzino si metteva seduto a sentire il caldo Sole
su di lui e guardava il sangue rosso che scorreva nelle sue dita sottili che
teneva davanti al viso; in quei giorni si poteva dire:
"Oggi il
piccolo è uscito!"
Conosceva il
verde primaverile del bosco solo perché il figlio del vicino gli portava il primo
ramo di faggio con le foglie e se lo alzavano sul capo.
Sognava di
trovarsi sotto i faggi col sole che spandeva e gli uccelli che cantavano. Un
giorno di primavera il figlio del vicino gli portò anche dei fiori di campo, e
tra questi ce n'era per caso uno ancora con le radici: perciò fu piantato in un
vaso e messo sulla finestra vicino al letto.
Il fiore piantato
da una mano amorevole crebbe mise nuovi germogli e ogni anno fiorì. Questo
divenne il giardino meraviglioso del ragazzo malato, il suo piccolo tesoro
sulla Terra. Lo bagnava e lo curava e si preoccupava che ricevesse anche
l'ultimo raggio di Sole che penetrava dalla bassa finestrella. Il fiore
cresceva anche nella fantasia del ragazzo, perché fioriva per lui, per lui
emanava il suo profumo e gli rallegrava la vista.
E quando il
Signore chiamò il ragazzo, egli si volse, morendo, verso quel fiore. Da un anno
è ormai presso Dio e per un anno intero il fiore è rimasto abbandonato sulla
finestra ed è appassito. Per questo è stato gettato tra la spazzatura durante
il trasloco.
E proprio quel
povero fiore noi l'abbiamo messo nel nostro mazzo, perché quel fiore ha portato
più gioia che non il più bel fiore del giardino reale.
"Ma come mai
sai tutte queste cose?. " Chiese il bambino che l'angelo portava in cielo.
"Lo so
perché ero io stesso quel povero ragazzo malato che camminava con le
stampelle!!" Spiegò l'angelo. "E conosco bene il mio fiore"
Il bambino
spalancò gli occhi e guardò il viso bello
e felice dell'angelo; in quel momento giunsero in cielo dove c'era gioia
e beatitudine.
Dio strinse al
cuore il bambino morto e subito gli spuntarono le ali, come all'altro angelo e
volarono via insieme, tenendosi per mano.
Dio strinse al
cuore il mazzetto di fiori e baciò quel povero fiore di campo appassito, che
subito ebbe voce e cantò con tutti gli angeli che volavano intorno a Dio;
alcuni vicinissimi altri in grandi cerchi intorno a Lui, e altri ancora molto
più lontani nell'infinito, ma tutti ugualmente felici.
Tutti cantavano
piccoli e grandi, anche il bambino buono e benedetto, e quel povero fiore di
campo che era appassito e era stato gettato nella via stretta e buia, tra la
spazzatura di un trasloco.
Hans Christian
Andersen
Tratto da: Andersen
Fiabe - Ed. Mondadori
Immagini dal web
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