La nostra scelta più importante è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. La felicità è amore, nient’altro.

Katia Botta

venerdì 19 maggio 2017

Siamo come goccioline di rugiada

A volte non ci rendiamo conto delle cose belle che ci accadono fino a quando non le raccontiamo, fino a quando attraverso le parole diamo anima ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, ai nostri incontri.
Siamo come goccioline di rugiada e non ci rendiamo conto della nostra luminosità finché un raggio di Luce più intenso non ci illumina…ed era proprio qui accanto a noi: Gesù raggio di luce, amore e speranza.

Buona giornata a tutti nella luminosità di questo giorno. Katia

Maranathà! Vieni Signore Gesù e illuminaci



                                IO SONO LA LUCE DEL MONDO
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Giovanni 1,9

Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro. Giovanni 12,36

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Buona Vita, Pace a voi! Katia Botta

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venerdì 12 maggio 2017

La libertà interiore che non dipende dalle condizioni esterne.

 L'equanimità è un sentimento di amorevole gentilezza non giudicante, più lavoriamo allo sviluppo dell'equanimità, e più la parola 'rilassamento' acquista un significato più vasto.
 


"L'equanimità è l'opposto dell'attaccamento, è non-attaccamento. [...] L'equanimità è l'anima della presenza mentale che chiamiamo consapevolezza non giudicante [...]. L'equanimità è il cuore della saggezza, non si può vedere in profondità senza l'intimo equilibrio dell'equanimità.

[...] Se è assente l'equanimità, può un sentimento di amorevole gentilezza essere davvero incondizionato e privo di riserve? È impossibile. Si tratterebbe di una preferenza e non di quell'apertura radicale cui si allude parlando di gentilezza amorevole incondizionata. Non possiamo nemmeno essere sinceramente compassionevoli, se al cuore della nostra compassione non c'è una reale presenza di equanimità. Saremmo identificati con la sofferenza, proveremmo dispiacere, amarezza, cordoglio, commiserazione, ma tutto ciò non è compassione. La compassione è una grande forza, perché è una combinazione di tenerezza e di stabilità, la stabilità che proviene, appunto, dall'equanimità.

[...] Talvolta viene usato il termine 'egoità', per sottolineare che il lavoro consiste nell'imparare a osservare, sempre di più, e in modo sempre più accurato e disteso, il sorgere dell'io-mio, che è pura pratica di vipassanā. E la pratica di vipassanā è pratica di equanimità.
Se lavoriamo in questo modo, rivolgiamo la nostra attenzione in particolare all'area della reattività [...], il nemico antitetico dell'equanimità. Ma rivolgiamo l'osservazione anche a ogni forma di indifferenza [...], ricordandoci che l'indifferenza è un indurimento, un'avversione congelata [...].
Un'accresciuta energia investe la nostra motivazione, il nostro impegno, allorché cominciamo ad assaporare momenti di vera equanimità, allorché cominciamo a gustare la qualità speciale di libertà che si accompagna all'equanimità. Si tratta di un primo assaggio di quella libertà interiore che non dipende dalle condizioni esterne. È un profondissimo sollievo quando cominciamo ad assaporarla [...].

Più lavoriamo allo sviluppo dell'equanimità, e più la parola 'rilassamento' acquista un significato più vasto. Comprendiamo cosa possa essere un totale rilassamento [...] Forse siamo stati contratti, senza saperlo, per un'intera vita. E quando cominciamo di nuovo a gustare qualche momento di vera distensione mentale, [...] la forza di questa sensazione di sollievo ci fa letteralmente trasalire.
Ci accorgiamo, allora, di quanta sofferenza crei la reattività" (pp. 115-117).

Vorrei sottolineare, se ce ne fosse bisogno, questo intimo rapporto di vicendevole implicazione tra l'equanimità, il rilassamento e la non reattività. In altre parole - e mi sembra questo un elemento estremamente interessante: la pratica di equanimità è qualcosa di non meramente mentale. Anzi, a dire la verità, il lavoro dell'equanimità va contro la tendenza (la reattività) del mentale. È pratica di svuotamento delle considerazioni, delle valutazioni, delle tecniche, delle strategie, delle reazioni: è pratica di alleggerimento, di pulizia, di acquietamento, di scioglimento delle tensioni. Il corpo ne risente: si calma, si dà pace, si rilassa. Si percepisce nitidamente un forte senso di pulizia, di centratura; è uno stato di presenza a ciò che è, è prendersene cura, sciolti da qualsiasi condizione. Ciò che è condizionato, ciò che è motivato non è equanimità.

Tratto da:L'intelligenza spirituale” di Corrado Pensa.




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Perché l'amore sia vero amore, deve contenere la gioia, la compassione, e l'equanimità

 
I quattro elementi della Vera Mente dell'Amore

1. GENTILEZZA AMOREVOLE
Il vero amore contiene l’elemento della gentilezza amorevole, che è la capacità di offrire felicità. Bisogna praticare la visione profonda verso chi si ama al fine di capirla. Se non capisci, non puoi amare. Per amare una persona veramente bisogna perciò esserci, imparare a guardarla, a parlarle. Rendere un’altra persona felice è un’arte che si impara.
Il primo aspetto della Vera Mente dell'Amore è l'intenzione e la capacità di offrire gioia e felicità.
Per sviluppare questa capacità, dobbiamo praticare l'osservazione attenta e l'ascolto profondo, in modo da sapere cosa fare e cosa non fare per rendere felici gli altri.
Se offrite alla persona amata qualcosa di cui non ha bisogno, non è la Vera Mente dell'Amore. Dovete capire la sua reale situazione o ciò che le offrirete potrebbe portarle infelicità.
Senza questa comprensione profonda, il vostro amore non è vero amore. Dovete guardare in profondità per comprendere le necessità, le aspirazioni e la sofferenza della persona amata.
Noi tutti abbiamo bisogno di amore. L'amore ci porta gioia e benessere. È qualcosa di naturale, come l'aria. Noi tutti abbiamo i semi dell'amore, dentro di noi. Possiamo sviluppare questa meravigliosa fonte di energia, nutrendo un amore senza riserve, un amore che non pretende nulla in cambio.

2. COMPASSIONE
Il secondo elemento che compone il vero amore è la compassione, la capacità di togliere il dolore, di trasformarlo nella persona che amiamo. Anche in questo caso bisogna praticare il guardare in profondità per riuscire a vedere che tipo di sofferenza ha in sè quella persona. Spesso avviene che l’altra persona, compresa e sostenuta, sarà in grado di affrontare più facilmente le difficoltà della sua vita, perchè sentirà che siete dalla sua parte. La compassione ha un amico vicino: la commiserazione.
Il secondo aspetto del vero amore quindi è l'intenzione e la capacità di alleviare e trasformare la sofferenza e il dolore attraverso la Compassione. "Compassione" è un termine composto da "com" (da cum: insieme a) e "passione" (da patior: soffrire). Ma per alleviare la sofferenza di un'altra persona, non abbiamo bisogno di soffrire anche noi. Un medico, per esempio, può curare la sofferenza dei suoi pazienti senza per questo dover sperimentare la malattia egli stesso.
Se in noi v'è troppa sofferenza, potremmo esserne schiacciati ed essere così incapaci di donare aiuto.
Per sviluppare la compassione in noi stessi, dobbiamo praticare il respiro consapevole, l'ascolto profondo e l'osservazione profonda. La compassione implica una profonda partecipazione. Tu sai che l'altra persona sta soffrendo, per cui ti siedi accanto a lei. L'ascolti e la osservi profondamente fino a poterne toccare il dolore. Sei in profonda comunicazione, profonda comunione con lei e già questo le porta un po' di sollievo.
Una parola, un atto o un pensiero compassionevole può diminuire la sofferenza di un'altra persona e portarle gioia.
Con la compassione nel vostro cuore, ogni pensiero, parola o azione può dar vita ad un miracolo.
La compassione ha un amico vicino: la commiserazione

3. GIOIA Simpatetica o Altruistica
Il terzo elemento del vero amore è la gioia.
Il vero amore porta sempre con sé la gioia per noi e per la persona amata. Se il nostro amore non porta gioia ad entrambi, non è vero amore.
La "gioia simpatetica" o "gioia altruistica", è il tipo di gioia che proviamo quando vediamo la felicità altrui. Ma questa interpretazione è troppo limitata, porta con sé una discriminazione fra noi e gli altri. Una definizione più profonda è una gioia piena di pace e appagamento. Noi gioiamo quando vediamo gli altri felici, ma gioiamo anche per il nostro proprio benessere. Come possiamo provare felicità per un'altra persona se non siamo felici noi stessi? La gioia è per tutti.

4. L’EQUANIMITA’
Il quarto elemento del vero amore è l’equanimità, non attaccamento, non discriminazione, imparzialità o lasciar andare.
Se il vostro amore ha in sé attaccamento, discriminazione, pregiudizio o avidità, allora non è vero amore.
La vera equanimità non è né fredda né indifferente. Se avete più di un figlio, sono tutti vostri figli, vuol dire che amate in un modo tale per cui tutti i vostri figli ricevono il vostro amore, senza discriminazioni.
L’equanimità ha la caratteristica detta "la saggezza dell'uguaglianza", la capacità di vedere tutti con imparzialità, senza discriminazioni fra noi e gli altri. Dobbiamo porci nella "pelle dell'altro" e divenire uno con lui se vogliamo veramente capirlo e amarlo. Quando ciò accade, non c'è più un "io" e un "altro".

Perché l'amore sia vero amore, deve contenere la compassione, la gioia e l'equanimità. Perché la compassione sia vera compassione, deve avere in sé l'amore, la gioia e l'equanimità. La vera gioia deve contenere amore, compassione ed equanimità. E la vera equanimità deve avere in sé l'amore, la compassione e la gioia. Questa è la natura dell'Interessere (interdipendenza) delle Quattro Menti Incommensurabili.
Se vogliamo portare questi quattro aspetti dell'amore nella nostra vita e nella vita di coloro che amiamo, dobbiamo guardare in profondità questo insegnamento e praticarlo innanzitutto noi stessi.
L’equanimità ha un amico lontanto: la passione o discriminazione e un amico vicino: l’indifferenza.


 (Dai Discorsi di Thich Nhat Hanh- Teachings on Love (Parallax Press)







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