“Credo che nella vita di ciascuno esista un innegabile punto di
svolta, una serie di circostanze che all'improvviso cambiano tutto”
( Nicholas Sparks)
In questi ultimi
giorni si parla spesso di “Punto di svolta”: punto di svolta nella gestione dell’epidemia
Covid19, dei farmaci, dell’economia, per il progetto europeo, dell’area
digitale, punto di svolta nel processo di riorganizzazione del lavoro, della
ricerca, ecc… Tutto ciò mi ha riportato alla mente il libro “Il punto di
svolta” di Fritjof Capra scritto durante la crisi economica e sociale dei primi
anni 1980 in cui l’autore sostiene che la crisi dipende dalla nostra ostinazione
teorica e come soluzione indica che: “Solo un superamento del riduzionismo
ispirato a una visione olistica,
ecologica del mondo potrà aiutarci a sciogliere i nodi problematici del nostro
tempo”.
Cos’è una visione
olistica?
Avere una Visione olistica vuol dire avere la Visione del Tutto, una Visione
Globale dell'essere umano in quanto tale e delle sue interrelazioni con la
realtà, per arrivare a ciò occorre avere esperienza nel processo cognitivo, cioè
nell'approccio aperto a relazioni diverse da quelle consolidate nell'ambiente
circostante. Un processo cognitivo per
esempio è “l’attenzione” che
permette di selezionare alcuni stimoli ambientali tra i molti disponibili ad un
dato momento e di ignorarne altri.
Detto ciò
ritorniamo al Punto di Svolta…
Il punto di
svolta si verifica quando una nuova forza
modifica il modo in cui affrontiamo nuovi eventi ed esperienze.
La chiave per
sopravvivere nella tempesta di questo enorme cambiamento che stiamo vivendo,
dove i vecchi paradigmi di pensiero non saranno più accettabili, è la
nostra personale percezione dell’evento che si traduce nella capacità di
resilienza che, oltre ad essere nostro alleato per il superamento di
questo cambiamento epocale, ci aiuterà anche a fronteggiare cambiamenti
esistenziali personali. La resilienza diventa quindi un processo
di apprendimento attraverso il quale con un atteggiamento
propositivo abbiamo la possibilità di
risollevarci dalle difficoltà prodotte sia da eventi negativi, anche
traumatici, che dal cambiamento che ne deriva, riorganizzando positivamente la
nostra vita dinanzi alle difficoltà. Con la visione resiliente, in pratica, non
è l’evento che definisce l’importanza del fatto in sé, ma come reagiamo al
verificarsi dell’evento.
Come comportarsi
al verificarsi di un evento negativo?
Di fronte al
qualsiasi evento negativo la prima cosa da fare è accettare la realtà della
situazione per poi decidere in modo consapevole e centrato come
reagire alla circostanza, impegnando la nostra energia sulla
risoluzione del problema più che soffermarsi sul problema stesso.
Nessun problema è
stato mai risolto piangendosi addosso, rimanendo fermi davanti alla difficoltà
o utilizzando atteggiamenti vittimistici, questo è un atteggiamento passivo che
determina staticità, rigidità e contrapposizione alla
forza contraria: è ciò che si definisce resistenza, il classico tipo “mi
spezzo ma non mi piego”, ma chi fa resistenza è solo testardo, manca dell’aspetto cognitivo, non
si nutre né di riflessione né di ragionamenti, non instaura un
rapporto empatico, ma in modo ostinato rimane fermo sui suoi passi
negandosi la possibilità di andare avanti per progredire o cambiare direzione.
Al contrario essere
resilienti vuol dire adottare un atteggiamento
propositivo
e costruttivo di fronte al problema, dando vita a una dinamica flessibile
che ci aiuta ad avanzare nonostante le avversità.
Risolvere il
conflitto
Puoi anche
dedicare qualche minuto o mezza giornata a piangere o a compiangerti sul problema, ma poi impegna
tutte le tue risorse sulla risoluzione del problema, in questo modo toglierai
energia al problema stesso dando spazio alle tue risorse, ai tuoi talenti e
troverai gli strumenti adatti per superarlo. In questo modo diventerai più
flessibile, come un’aquila allargherai la tua veduta modificando la
prospettiva, inoltre applicando processi dinamici come le abilità di coping,
(le strategie mentali e comportamentali che una persona mette in atto per
gestire/fronteggiare situazioni problematiche) e l’intelligenza emotiva, ovvero
convivere con le emozioni proprie e degli altri, saprai gestire meglio le tue emozioni per
comprendere quelle degli altri: autocontrollo, empatia e attenzione agli altri
sono la base di qualsiasi relazione vincente, risoluzione dei conflitti ed
eventi stressanti.
Fu nel 1995 che
Daniel Goleman rese popolare il concetto di Intelligenza Emotiva definendola:
“La capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire
un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare
la gratificazione, di modulare i propri stati d'animo evitando che la
sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare”.
John C. Maxwell
scrittore, speaker motivazionale, uno dei massimi esperti mondiali in tema di
leadership è solito affermare che:
“La vita è il 10% ciò che ti accade e per il 90% come tu
reagisci alle cose che ti accadono”
Il silenzio come
una strategia di resilienza
Nelle avversità
ricordiamoci sempre che per ritrovare noi stessi è necessario silenzio, anche
il silenzio si può considerare come una strategia di resilienza. Ricordando le parole di Don Tonino Bello:
“Dobbiamo riservare lunghi spazi al silenzio. Non rimarranno
vuoti, Dio li riempirà della sua presenza”.
Buona Vita!
Katia Botta
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Vita, Pace a te! Katia Botta
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