Ascoltare vuol dire capire ciò che l’altro non dice
(Carl Rogers)
Le risposte non
dette di un fibromialgico FM
Questo post non è
dedicato ai fibromialgici ma a tutti coloro che non hanno la sensibilità di
percepire o comprendere la sofferenza altrui se non palesemente manifesta…compreso
alcuni medici, osteopati e terapisti.
Questo che segue
è un dialogo “tipo” tra una persona che incontra un’altra affetta da
fibromialgia che chiamo FM. FM conta fino a 5, non risponde
Ciao, ti vedo
bene.
FM Come vorresti vedermi, su una
sedia a rotelle? Non hai idea dei dolori diffusi che percepisco nel mio corpo,
per non parlare della stanchezza, l'insonnia perenne, i problemi
gastroenterici, la fibrofog.
Però! Sei in
forma!
FM È perché sono in perenne dieta
antinfiammatoria. Hai idea cosa vuol dire mangiare una pizza dopo un anno?
Un'estate senza gelati?
Vieni con noi a:
pranzo, cena, in gita, al mare, a fan....?
FM Ancora non hai
compreso il mio stato? Non posso fare programmi perché non so tra 1 ora o domani
come mi sentirò. Riesci a comprendere? Perché non poni la domanda in modo
diverso?
Se non c'è una
cura ben definita allora è solo una cosa psicosomatica.
FM Ecco, ci risiamo. La solita
risposta. Tutti dottori su Google!
Devi fare
movimento, vai a correre.
FM Si certo movimento, ma non puoi
propormi quello che fai tu. Santa pazienza!
Conclusioni: Potrebbe continuare all'infinito, perché le situazioni che si
presentano sono tante, l'interazione sociale di un FM diventa limitante e se
non hai una buona centratura e consapevolezza di te stessa e della malattia è
facile sentirsi frustrato o sprofondare in depressione.
È una questione
di dignità.
Ormai rispondo
con un sorriso, oppure "Va tutto bene!”.
Non mi va più di dare
spiegazioni, altre volte cerco di sdrammatizzare facendo appello al mio
umorismo ironizzando su alcuni aspetti malattia.
A chi ci incontra
suggerisco:
Guardami ma non
soffermarti al superficiale, allora potrai capire.
Molte persone
interpretano i continui rifiuti a eventi sociali come atto di distanziamento
dell'amicizia o superbia, ma non è così.
Possibile che nessuno si è mai posto la domanda: "Come mai (nome) così
attiva è piena di vita all'improvviso non accetta più inviti, non partecipa più
alla vita sociale?" Mi lamento solo
quando la debolezza prende il sopravvento e i dolori mi bloccano al punto tale
da non poter fare nulla, allora sì, mi rintano come un orso aspettando che la
ferita si rimargini, unica compagnia la
preghiera, il mio balsamo per il corpo e l'anima.
L'accettazione
e la conoscenza delle sintomatologie
della malattia sono il primo passo, ma ancora di più la vicinanza e la
comprensione di parenti e amici. Non pietismo ma comprensione, non pietismo ma
compassione empatica, che è sinonimo di amorevolezza verso il prossimo. Non
tutti ce l'hanno, ma si può imparare iniziando a guardare con gli occhi del
cuore, magari alzando gli occhi dal cellulare per osservare chi ti sta davanti,
ascoltare il tono della sua voce, notare le contrazioni dei muscoli doloranti.
Magari stando in
silenzio abbracciandolo o stringendogli la mano...ma piano, perché potresti
fargli male.
La chiamano
"la malattia invisibile" ma noi non siamo invisibili.
A tutti i
fibromialgici posso consigliare:
Non entrare nel
personaggio del fibromialgico, non pensare sempre alla malattia, non praticare
l’auto-osservazione di ogni sensazione che percepisci nel tuo corpo e nella tua
mente, non farti sopraffare dai sintomi.
Rimani te stesso,
forse svolgerai alcune cose con più lentezza o step by step, ma comunque falle.
Vivi la vita
perché la vita è bella comunque!
In una società
che ci costringe ad interagire sempre più velocemente riscoprire il dono della
lentezza è un dono.
Luis Sepúlveda ha
scritto un libro bellissimo “Storia di una
lumaca che scoprì l'importanza della lentezza” dove una lumaca si interroga sul motivo della lentezza che
tanto la contraddistingue. Luis Sepúlveda ci propone una favola ricca di
insegnamenti e atti di coraggio, raccontando il mondo attraverso gli occhi di
un piccolo animale lento e anticonformista. Ribelle (il nome che la tartaruga
ha dato alla lumaca per la sua indole forte, indomita e
anticonformista), insegna a non accettare la routine quotidiana se la nostra
indole richiede altro, o di diffidare dei preconcetti che vengono proposti e
definiti come verità assoluta, se non ci convincono.
«Io difendo il ritmo umano: il tempo preciso, né
più né meno, che serve per fare le cose per bene. Per pensare, per riflettere,
per non dimenticare chi siamo»
(Luis Sepúlveda)
Buona Vita!
Katia Botta
Grazie per aver dedicato il tuo tempo a questa
lettura.
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GRAZIE! Buona Vita, Pace a te! Katia Botta
Immagine dal web
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