La nostra scelta più importante è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. La felicità è amore, nient’altro.

Katia Botta

venerdì 29 dicembre 2017

Quest’anno non ti auguro di “essere più”….ma di “creare più”….

Per il 2018 cerchiamo di essere noi stessi creatori
Per il 2018 anziché “chiedere un anno migliore”, cerchiamo di essere noi stessi creatori di salute, pace, armonia, felicità, verità, abbondanza e avvenimenti straordinari.

L’anno nuovo è solo una nuova fase della nostra vita e racchiude tutte queste qualità, sta a noi riconoscerle e farne buon uso per creare in noi e attorno a noi una realtà armonica. I desideri si manifestano nell’equilibrio, quando siamo in pace con noi stessi e con il tutto.

Ringraziamo con gratitudine l’anno che abbiamo vissuto e tutto ciò che abbiamo imparato, scorriamo brevemente nella nostra mente i vari momenti più importanti, rivediamo gli errori per imparare dalle esperienze del passato e non ripeterli, ma congratuliamoci anche con noi stessi per le nuove conquiste fatte, per i momenti meno belli superati, preoccupazioni, delusioni o momenti di sconforto che ci hanno resi più forti. Tutto è un dono, anche i momenti dolorosi che sembrano distruggerci sono dono per la nostra crescita, da ogni distruzione nasce la trasformazione che porta a cambiamento.

Accogliamo il Nuovo Anno. Semplicemente, accogliamolo.

Quindi quest’anno non ti auguro
di “essere più”….ma di “creare più”….

Trova dentro di te la parola che definirà il tuo nuovo anno, sarà la motivazione che ti porterà a crearla.

Helen Keller dichiarò che "La vita o è un'audace avventura o non è nulla".

La mia parola per il nuovo anno sarà “Avventura”, dal latino -adventura- “Ciò che accadrà”. Per me avventura è accettazione, è apertura, è vivere con leggerezza, senza aspettative, con fantasia, avventura come dono di ogni giorno della mia vita vissuta nella fede e nella speranza cristiana, avventura come progetto di Dio e della Sua volontà particolare su ciascuno di noi. Affidandomi a Lui, tutto ciò che accadrà sarà dono, scoperta, insegnamento, speranza.

La speranza mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare. La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile, ci dà tanta forza. La speranza cristiana è solida, ecco perché non delude. Mai, delude. La speranza non delude! (Papa Francesco) Aprite i vostri cuori e questa forza di Dio vi porterà avanti, farà cose miracolose e vi insegnerà cosa sia la speranza. Questo è l’unico prezzo: aprire il cuore alla fede e Lui farà il resto.

Se impariamo a leggere ogni cosa con la luce dello Spirito, ci accorgiamo che tutto è un dono, l’avventura della vita è un dono, è scoperta, è affrontare, è accettare, è superare, è crescita!

Ognuno di noi deve vivere l’avventura della propria vita nella fede della speranza, “saldo nella speranza contro ogni speranza”.( Rm 4,18).  La grande speranza si radica nella fede, e proprio per questo è capace di andare oltre ogni speranza.

Noi creiamo con il dono dei nostri talenti, non sono forse questi doni dello Spirito? Noi creiamo con sentimenti di speranza e in questo sforzo di creazione personale lo Spirito ci raggiunge, come un’energia interiore suscitata in noi dall’accoglimento della Parola di Dio. Ascoltiamola dentro di noi.

Qual è la parola che definirà il tuo nuovo anno?

Buona creazione del tuo Nuovo Anno!
Katia Botta

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Immagine dal web Julia Roberts-Mangia, prega, ama

sabato 23 dicembre 2017

Questo Natale abbraccia!

Questo Natale abbraccia
L’abbraccio è familiarità, amore, affetto, amicizia, è calore, sostegno, guarigione, cura per l’altro, gratitudine, conforto, consolazione.

Questo Natale abbraccia. Abbraccia tutti coloro che ami, ma abbraccia anche te stesso. 
Abbraccia la tua vita e tutto ciò che ti ha insegnato finora, Abbraccia le possibilità, le opportunità, Abbraccia il tuo passato e soprattutto il tuo presente. Abbraccia dove sei ora e dove la vita ti sta portando, Abbraccia le tue capacità e la parte più autentica di te stesso. Abbraccia anche i problemi, per affrontarli con soluzioni semplici quando si presenteranno e per risolverli con il minimo sforzo.

Abbraccia. Apri il tuo cuore, liberalo dal giudizio e dal controllo, apri il cuore all’accettazione, alla compassione e all’amore dell’altro e di te stesso.
Nell’abbraccio c’è uno scambio potente di energia, abbracciando ami e ricevi amore. E ricorda, quando abbracci libera tutto il tuo amore e la tua gratitudine, fai percepire a chi abbracci quanto è importante per te.

Che questo Natale sii un grande abbraccio fra tutti noi!
 Katia Botta



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Immagini Minions dal web


mercoledì 15 novembre 2017

A volte per arrivare al mare bisogna attraversare il deserto

La attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
(Osea 2, 16)
A volte per arrivare al mare bisogna attraversare il deserto. Il nostro deserto interiore, quel luogo dove incontriamo noi stessi con le nostre paure, i nostri difetti, le nostre ferite rimaste a lungo aperte, le nostre sconfitte, la nostra superbia, la nostra arroganza, il nostro pensare di sapere tutto. Il deserto è la via della purificazione, dove iniziamo a dialogare con quelle parti di noi stessi che non accettiamo e/o rifiutiamo, è il luogo della battaglia con il nostro ego che alla fine si arrende nell’accettazione e nell’amore. Solo dopo aver attraversato il nostro deserto interiore riusciremo ad arrivare al mare dove finalmente riusciremo ad accogliere ed esprimere l’amore che è dentro di noi  per poi donarlo. Attraversare il deserto per giungere al mare non prevede una distanza, è una fase, può essere anche solo un momento, basta ricordarsi che di fronte all’immensità del deserto e del mare siamo comunque piccoli ed è nell’umiltà di questa piccolezza che dobbiamo purificare il nostro ego.

S. Teresa di Lisieux diceva: “La creatura è tanto più se stessa quanto più comprende il proprio "nulla" ossia la propria povertà, la propria piccolezza e sente nel cuore gli infiniti desideri di Dio”.
La "piccolezza" secondo il Vangelo, infatti, è il criterio e la misura del vero progresso spirituale (cfr. Mt 18,4).

Nel deserto sconfiggiamo la solitudine di tutti i giorni, riempiendola della presenza del Signore, che dà la vera pace.


Buon viaggio a tutti!  Katia Botta

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Immagine dal web: deserto e mare Oman

venerdì 3 novembre 2017

La carezza come il contatto è sensibilità ma trascende il sensibile

“La carezza consiste nell’impadronirsi di niente. La carezza trascende il sensibile. Consiste nel non impadronirsi di niente, nel sollecitare ciò che sfugge e ciò che si sottrae come se non fosse ancora. In un certo senso esprime l’amore, ma soffre per un’incapacità di dirlo”.

La carezza, una dimensione dell’assenza 
"La carezza come il contatto è sensibilità. Ma la carezza trascende il sensibile. Questo non significa che essa senta al di là del sentito, più profondamente dei sensi, non significa che essa si impadronisca di un ciclo sublime, pur conservandolo, nella sua relazione con questo sentito ultimo, un’intenzione di fame che si dirige sul cibo che si promette e si dà a questa fame, la scava, come se la carezza si nutrisse della propria fame.
La carezza consiste nel non impadronirsi di niente, nel sollecitare ciò che sfugge continuamente dalla sua forma verso un avvenire mai abbastanza avvenire nel sollecitare ciò che si sottrae come se ‹non fosse ancora›. Essa ‹cerca›, fruga. Non è un’intenzionalità di svelamento, ma di ricerca: cammino nell’invisibile. In un certo senso ‹esprime› l’amore ma soffre per un’incapacità di dirlo. Ha fame di questa espressione stessa, in un continuo incremento di fame. Va dunque al di là del suo termine, è tesa al di là di un ente, anche futuro, che, appunto in quanto ‹ente›, bussa già alla porta dell’essere. Nella sua soddisfazione, il desiderio che l’anima rinasce, alimentato in qualche modo da ciò che ‹non è ancora›, e ci riporta alla verginità, eternamente inviolata, del femminile. Questo non significa che la carezza cerchi di dominare una libertà ostile, di farne il suo oggetto o di strapparle un consenso. La carezza cerca al di là del consenso o della resistenza di una libertà ‹ciò che non è ancora›, qualcosa che è «men che nulla» che sta come rinchiuso e sopito al di là dell’‹avvenire› e, quindi, sopito in modo completamente diverso dal ‹possibile› che si offrirebbe all’anticipazione. La profanazione che si insinua nella carezza risponde in modo adeguato all’originalità di questa dimensione dell’assenza. Assenza diversa dal vuoto di un niente astratto: assenza che si riferisce all’essere, ma vi si riferisce a modo suo, come se le «assenze» dell’avvenire non fossero avvenire, tutte allo stesso livello e uniformemente.”

Emmanuel Lévinas (1906 – 1995),Totalità e infinito. Saggio sull'esteriorità-Di Emmanuel Lévinas - Ed. Jaca Book, Milano 2006 

Immagine:La dolce carezza- acquerello by Mimmo De Pinto


lunedì 16 ottobre 2017

La nostra Vita, lo stress e la cioccolata calda…



Vi siete mai soffermati a pensare quanta saggezza racchiude una tazza di cioccolata calda?

Un gruppo di giovani amici, un giorno cominciarono a discutere su cosa fosse la felicità. Per qualcuno era potersi realizzare nel lavoro, per qualcun altro era possedere molti soldi, per qualcun altro ancora era poter vivere da soli, lontano dai genitori Non mettendosi d’accordo, decisero di fare visita ad un loro vecchio professore, che era sempre stato un punto di riferimento per loro. Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava la loro vita e del fatto che erano ancora tutti alla ricerca della felicità. Volendo offrire ai suoi ospiti una cioccolata calda, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze. Alcune di porcellana, altre di vetro, altre di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura. Il professore li invitò a servirsi da soli la cioccolata. Quando tutti ebbero in mano la tazza con la cioccolata calda il professore espose le sue considerazioni. "Noto che son state prese tutte le tazze più belle e costose, mentre son state lasciate sul tavolino quelle di poco valore. La causa dei vostri problemi e dello stress è che per voi è normale volere sempre il meglio. La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità della cioccolata calda. In alcuni casi la tazza è molto bella mentre alcune altre nascondono anche quello che bevete. Quello che ognuno di voi voleva in realtà era la cioccolata calda.  Voi non volevate la tazza..... Ma voi consapevolmente avete scelto le tazze migliori. E subito, avete cominciato a guardare le tazze degli altri.  Ora amici vi prego di ascoltarmi.....

La vita è la cioccolata calda......
I vostri problemi, la vostra posizione nella società, sono le tazze.  Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita.  La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo. Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, non riuscite ad apprezzare la cioccolata calda che Dio vi ha dato. Ricordatevi sempre questo:  Dio prepara la cioccolata calda, Egli non sceglie la tazza. La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprezza il meglio di ogni cosa che ha: vivere semplicemente; amare generosamente; parlare gentilmente. Lasciate il resto a Dio. E ricordatevi: Le persone più felici non sono coloro che hanno di più, ma coloro che sanno trarre dal poco tutto ciò di cui hanno bisogno.

Godetevi la vostra calda cioccolata! Noi abbiamo tutto ciò che serve per essere felici! Cerchiamo sempre la felicità dimenticando spesso l’essenziale; ciò che veramente ci serve, ciò che ci aiuta e ci rende realmente felici. Il segreto della felicità è proprio questo: prendere in considerazione tutto ciò che è buono, bello, puro, giusto, ma senza dimenticare l’essenziale. 

Santa Teresa di Lisieux diceva: "La gioia risiede nel più intimo dell'anima, la si può possedere in un'oscura prigione come in un palazzo sfavillante”.


Buona vita nella gioia, che la vostra gioia sia piena!  Katia Botta

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Katia Botta

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Immagine dal web 

E tu, hai imparato a riconoscere i tuoi attimi di felicità?


Ho imparato che la felicità deve essere prima riconosciuta e poi accolta. 
Sono attimi che come regali possiamo ricevere solo se li accogliamo nella semplicità e nella generosità di chi li offre. 

Il mondo è pieno di piccole gioie, la felicità si incontra, è un dono di Dio da accogliere.

E tu, hai imparato a riconoscere i tuoi attimi di felicità?


Siate felici!  Katia Botta 

Preghiera per felicità
Siate felici quando un’altra persona vi sorride,
perché è Dio che vi manda un segno di sé.
Siate felici quando vedete la natura,
perché Dio l’ha creata per voi.
Siate felici quando vi abbracciate con una persona che amate,
perché Dio vi ha fatto incontrare.
Siate ancora più felici quando vi incontrate con una persona che non amate,
perché Dio l’ha mandata da voi.
Siate felici di vivere la vostra vita,
perché Dio l’ha scelta per voi.
Siate felici, perché Dio ha creato
la FELICITA’.

Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
Cerca la gioia del Signore,

esaudirà i desideri del tuo cuore. (Salmo 36,4)

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Dal Vangelo di Giovanni (15, 9-1)

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Buona Vita! Katia Botta

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Immagine dal web by Pinterest
La Preghiera della felicità è tratta da: https://www.qumran2.net/

martedì 12 settembre 2017

La preghiera del "qualsiasi cosa", un atteggiamento di abbandono alla divina provvidenza

“Dai a Dio il permesso di fare ciò che vuole nella tua vita ”


Nella mia vita l’espressione “qualsiasi cosa” ha assunto un senso spirituale. Lasciate che mi spieghi.

“Avete mai sentito parlare della preghiera del qualsiasi cosa?”. L’ho domandato ad alcuni amici recentemente. Nessuno sapeva di cosa stessi parlando. E questo non è che mi abbia stupito. Vedete, ho coniato io stessa la formula...

Si tratta di un tipo di preghiera che lo Spirito Santo mi ha spinto a fare più volte in questi giorni; in tale preghiera io dico a Gesù: 

“Qualsiasi cosa tu voglia, io la voglio. Qualsiasi cosa tu scelga, io la scelgo. Qualsiasi cosa tu dica, io la farò. Qualsiasi cosa tu mi doni, io l’accoglierò. Qualsiasi cosa tu mi rifiuti, io accetterò questa decisione. Qualunque sia il tuo progetto, io me ne rallegrerò. Qualsiasi cosa, Signore. Qualsiasi cosa”.

Questo è un atteggiamento che i santi chiamano abbandono alla divina provvidenza o resa totale a Dio. Il mio direttore spirituale dice che un simile tipo di abbandono e di speranza fiduciosa in Gesù è preferibile allo scegliere una cosa oppure un’altra. Significa “dare a Dio il permesso”, per così dire, di fare con me ciò che vuole. Se io realmente permetto a Gesù di essere il Signore e Maestro della mia vita, allora devo essere pronta ad abbandonare la mia volontà per accogliere la sua volontà, i miei progetti per realizzare i suoi progetti, come pure i miei tempi per adeguarmi ai suoi. Quando avevo da poco ricevuto il battesimo nello Spirito Santo, avevo affisso una scritta sulla mia scrivania che diceva: resa incondizionata. Sapevo di avere bisogno di un costante promemoria riguardo a quello che la conversione a Gesù esigeva da me. È come firmare un assegno in bianco e consegnarlo a qualcun altro perché ne decida l’importo. C’è da prendere paura, non è vero?

Non proprio, perché il nostro Signore è così buono e gentile che arrendersi a lui è, allo stato attuale, la cosa più sensata e sicura che una persona possa fare. Quando ci abbandoniamo alla sua amorevole provvidenza, possiamo essere perfettamente tranquilli. Egli è Dio. Ogni cosa gli appartiene. E noi sappiamo quanta cura abbia del suo popolo, come dice Davide nel salmo: “Quanti prodigi hai fatto, Signore Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare (SaI 39,6).

Un mio saggio amico cristiano una volta mi disse: “Patti, non ci sono limiti a quello che Dio può fare nella vita di qualcuno che si abbandona completamente a lui”. E questo è assolutamente vero. Basta che leggiate i Vangeli e lo potrete constatare. Un’umile vergine di nome Maria è diventata la Madre di Dio.

Un falegname di nome Giuseppe è divenuto il custode del Redentore. Simon Pietro, il pescatore, è diventato papa. Un esattore delle tasse come Matteo è divenuto un evangelista. Maria Maddalena, una prostituta, è stata la prima a dare l’annuncio della risurrezione di Gesù. Un persecutore di nome Saulo è diventato Paolo, l’apostolo delle genti. E la lista potrebbe continuare.

Chiunque si arrenda incondizionatamente, che firmi l’assegno in bianco, che si abbandoni alla divina provvidenza, che preghi quella preghiera, sarà trasformato addirittura al di là delle sue più rosee aspettative. Un’antifona della liturgia delle ore recita: “Arrenditi a Dio, ed Egli farà qualsiasi cosa per te”. Qualsiasi cosa!

Forse lo Spirito Santo mi ha fatto ricordare l’importanza dell’abbandono alla volontà di Dio perché questi sono tempi davvero critici per la Chiesa. Il Signore ha bisogno di un popolo che si arrenda a lui, attento alla sua voce, e che desideri fare qualsiasi cosa Egli comandi.

Lo Spirito Santo aleggia sopra di noi e ci incoraggia ad abbandonarci completamente a Dio. Diciamo con tutto il cuore: “Qualsiasi cosa, Signore, qualsiasi cosa”, ed osserviamo con attenzione ciò che farà.

Dopo aver parlato al nostro gruppo della preghiera del ‘qualsiasi cosa’, una donna mi disse di aver formulato una petizione silenziosa al Signore. Consisteva di due sole parole, ma diceva tantissimo... “qualsiasi cosa”. 

E voi, siete in grado di arrendervi a Dio in questo modo?






immagine dal web


(Patti Mansfield – Dalla rivista Ruah del RnS)

http://digilander.libero.it/rinnovamento/documenti/cate_079.html