"Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non
guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere:
completamente vivi." (Massimo Gramellini)
A volte stiamo
male, abbiamo il “magone”, quel peso che abbiamo sullo stomaco, quella
sensazione di stretta alla gola che non riusciamo a definire se data dalla
malinconia, dalla rabbia o dalla tristezza, è il risultato di un avvenimento
che ci ha scombussolato, può trattarsi di un malessere fisico importante, oppure
da una sensazione di malessere interiore causato da un aborto, un lutto,
divorzio, licenziamento, il sentirsi traditi da una persona cara, oppure da una
manifestazione naturale come ad esempio la menopausa. Le reazioni a queste
cause possono essere diverse ma spesso una in particolare è comune a tutte le
persone, ed è quella che nella maggior parte dei casi limita il processo di
guarigione: La mancanza di accettazione.
Qualsiasi avvenimento nuovo della nostra vita deve essere
integrato con l’accettazione e la consapevolezza
Ogni processo di rifiuto, critica o giudizio, infatti, finisce
per provocare una restrizione del campo di consapevolezza.
L'accettazione è un aspetto intrinseco della consapevolezza e quando diveniamo consapevoli abbandoniamo ego e giudizio, sia
verso noi stessi che il nostro star male. Accettare non vuol dire arrendersi ma
fare chiarezza dentro noi stessi, è pura attenzione e presenza.
Nel vocabolario Treccani
"accettare" è definito come “Consentire ad
accogliere, a ricevere quanto viene offerto o proposto” . Quindi accogliere
e accettare con resilienza quanto la vita ci propone ci aiuta ad affrontare con
una visione positiva le difficoltà della vita, mentre fare resistenza non fa
altro che provocare il persistere del malessere che è dentro di noi, è come una
lotta che operiamo contro noi stessi.
La resistenza ci impedisce
di realizzarci, facendoci rimanere aggrappati a qualcosa che già conosciamo e
che ci dona solo un’apparente sicurezza. Accettare significa anche confrontarsi
con alcune parti di noi che non accettiamo di vedere come la rabbia, la paura, la
vergogna, il senso di colpa, il dubbio, il dolore, il rifiuto, l’abbandono, l’umiliazione,
l’ingiustizia, la sofferenza; rimanere nella propria “Zona di Comfort”(la nostra
zona di confine protettivo), ci protegge da queste emozioni che non vogliamo
affrontare ma non risolve certo il problema.
L’accettazione placa la sofferenza, la strategia della consapevolezza crea attenzione nel presente
e ci aiuta a riconquistare la nostra spontaneità, ci ridona la serenità.
L’accettazione è anche una fase del processo del perdono, verso
noi stessi e gli altri.
“Il perdono
comporta infatti una modificazione dei sentimenti negativi verso una polarità
maggiormente positiva e di accettazione dell’accaduto e dell’offensore”.
"Se sei
malato, scopri prima di tutto che cosa hai fatto (Tu) per diventarlo"
(Ippocrate)
Quando stiamo
male e non riusciamo a trovare una via d’uscita, anzichè tormentarci e rimuginare
sul problema sarebbe opportuno orientarsi sulla risoluzione e porsi alcune domande, limitandoci solo ad osservare le sensazioni che proviamo, queste sensazioni a volte si possono esprimere
anche con una percezione di cambiamento nel corpo, magari una piccola
contrazione. Osserviamole ma senza giudicarle:
Cosa sto rifiutando?
A cosa sto sfuggendo nella mia vita?
Cosa non voglio vedere o affrontare?
Cosa o chi mi provoca fastidio e disagio?
Ho già rifiutato nel mio passato un’offerta o una proposta?
Quale parte di me stesso mi sta mostrando il malessere che io
rifiuto?
Cosa vuole insegnarmi quest’esperienza?
C’è forse una paura che sta limitando la mia accettazione?
Cosa o chi mi infastidisce nell’accogliere, nel ricevere?
E se fossi già guarito, mentre invece sto negando a me stesso
questo cambiamento?
Il rifiuto crea
resistenza che accompagnata a sentimenti negativi di rabbia, ingiustizia,
frustrazione, non ci dona la giusta lucidità per poter vedere e affrontare in
modo limpido la situazione che stiamo vivendo.
A volte il nostro
malessere può essere una prova spirituale, la cosiddetta Crisi che precede lo sviluppo spirituale oppure, un’opportunità di
cambiamento che la vita ci sta offrendo quindi accettiamola, accogliamola come
quando ci viene presentato un nuovo amico, magari all’inizio non ci è molto
simpatico, forse perchè siamo stati influenzati dalla descrizione di altri
amici, ma poi man mano, frequentandolo e parlandoci scopriamo che possiede
delle qualità e che anche lui è entrato nella nostra vita per insegnarci qualcosa.
Accogliamolo, l’accettazione è anch’essa una forma di amore.
Per dare
completezza alla guarigione questa deve avvenire su più livelli quindi non solo
fisico, ma anche psichico e spirituale.
I Fiori di Bach riequilibrando gli stati d’animo, possono essere
un valido aiuto nella consapevolezza emotiva, l’essenza floreale adatta all’accettazione e alla fase di adattamento che si verifica
durante un periodo di cambiamento ovviamente sarà diversa da persona a persona,
a seconda dello stato d’animo vissuto.
La guarigione è
un percorso della coscienza di trasformazione e di integrazione di un vuoto. Lo
stato di malessere fisico o interiore che proviamo ci rivelano il nostro
disagio esistenziale, ma ci aiuta anche ad evolverci e a comprendere più
profondamente noi stessi per nutrire con amore e compassione gli aspetti
positivi della nostra personalità.
"La tristezza arriva perché non permettiamo ai cambiamenti di
avvenire, ci aggrappiamo, vogliamo che le cose restino statiche... Un uomo consapevole sa che la vita cambia continuamente... Un uomo di consapevolezza diventa abbastanza coraggioso da accettare
il fenomeno del cambiamento, ed in quell’accettazione vera esiste l’estasi,
allora tutto va bene, non sei mai frustrato". Osho
Grazie per aver dedicato il tuo tempo a
questa lettura.
Buona Vita! Katia Botta
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