La nostra scelta più importante è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. La felicità è amore, nient’altro.

Katia Botta

giovedì 24 ottobre 2019

L’Orgoglio, la Superbia e il percorso verso l’umiltà.

🌺 "La strada dell’umiltà e della superbia non sono due, ma una stessa; che viene percorsa o in discesa o in salita”, e quindi, inevitabilmente, conoscendo i gradi della superbia si capiranno quelli che portano i passi nella direzione opposta, quella dell’umiltà" 🌺
(San Bernardo di Chiaravalle)

🌷🌷 Orgoglio e Umiltà
🌷 L'orgoglioso ha sempre ragione per giustificarsi, ma è molto esigente con gli errori e le limitazioni degli altri. L'orgoglioso critica sempre il prossimo; lo calunnia, se necessario, per sminuire il prestigio dell'altro perché non ammette che qualcuno sia pari a lui. Parla delle colpe degli altri per dimostrare così la propria superiorità: per questo mette continuamente in mostra le imperfezioni altrui, persino inventandole. I suoi peccati non sono peccati, ma le mancanze degli altri sono imperdonabili.
🌷 L'orgoglioso non apre mai il suo cuore da pari a pari, conosce unicamente presunzione. Non ha amici, solo nemici, perché non apprezza nessuno, compete con tutti e non intavola una relazione franca perché si sente sempre superiore. Vive in eterna inimicizia con gli altri, specialmente con quelli orgogliosi come lui. L'orgoglioso non osa competere perfino con Dio. Non è capace di inginocchiarsi davanti lui, perché non sa riconoscere un altro essere superiore, più savio, potente e perfetto di lui. Inoltre non prega, non sa lodare e molto meno adorare Dio perché tutto implica guardare più in alto di se stesso. Con ogni ragione San Tommaso D'Aquino affermava che il maggiore ostacolo nella nostra relazione con Dio è l'orgoglio. Per questo, se abbiamo problemi con la preghiera, prima di cercare nuovi metodi o forme per pregare dovremmo esaminare il livello del nostro orgoglio.

🌷 La Medicina: L'umiltà. Se l'orgoglioso vuole accaparrare tutta la gloria e il riconoscimento per sé, l'umile dà sempre la gloria a Dio. Essere umile non significa negare le proprie qualità, ma attribuirle al Signore. Se ho dieci talenti, l'umiltà non consiste nel dire che ne ho solo nove, ma nel dare gloria a Dio, con ciascuna delle mie qualità. Per questo padre Charles de Foucauld dice: “Gesù ha scelto l'ultimo posto e nessuno ha potuto toglierglielo”.

🌷 Se l'orgoglioso di “successo” parla sempre al passato: “Io sono stato...ho ottenuto...ho potuto...”, l'orgoglioso frustrato si riferisce al futuro: “Io andrò... farò...otterrò...”, tutte cose che poi non si realizzano mai.
🌷 L'umile invece confessa “Non posso, non sono capace”. Ma non si ferma qui, dice: “Aiutami, Dio mio. Vieni Spirito Santo, affinchè faccia ciò che non posso fare”. Allora proclama con sicurezza assoluta: “Posso tutto in colui che mi dà forza”. La coscienza della debolezza non si manifesta nel cristiano per indurlo alla disperazione, ma perché in lui si mostri il potere di Dio. Dice il Salmo 147: Dio non apprezza l'agile corsa dell'uomo. Dio non è glorificato dalle nostre forze: egli compatisce piuttosto pienamente la nostra debolezza, perchè in essa manifesta la sua forza e la sua potenza. 🌷 Quando siamo piccoli è allora che siamo più grandi, perchè diamo spazio alla potenza di Dio in noi, mentre quando ci facciamo grandi allora siamo più deboli, perchè ci abbandoniamo alla nostra sola forza. Questo non significa che Dio vuole la nostra debolezza, vuole la nostra fiducia in lui più di tutto. 
🌷Un orgoglioso non può confidare negli altri perchè non riconosce di aver bisogno di loro: è un autosufficiente. L'autosufficienza è la limitazione più grande, perchè l'uomo non sa ricorrere a nessuno all'infuori di se stesso.
(Don Salvatore Tumino)
(Dal libro “Nell'umiltà incontri Dio” di Don Salvatore Tumino)

🌺 La beata Madre Speranza diceva che: “L’orgoglioso, superbo e vanitoso è come l’alito di chi ha problemi allo stomaco; nessuno si può avvicinare”.
"Ti lasci trascinare molte volte dal malumore e allora rimproveri, minacci e castighi senza ragione e ordini senza rifletterci cose impossibili a fare; gridi, perdi la pazienza senza alcun fondamento; e di tutto questo dai la colpa agli altri. Correggiti, figlio mio, di questi difetti; porta rispetto a te stesso in tutto e facilmente conseguirai anche il rispetto e la obbedienza di tutti tuoi figli” (Madre Speranza)

🌷 L’umiltà è stata spesso mal interpretata e addirittura considerata una qualità negativa e spregevole, caratteristica di una morale da schiavi o frutto del risentimento dei deboli. Che qualcuno voglia far passare per umiltà il tentativo di nascondere debolezze e squilibri è perfettamente possibile, come lo è l’intento di mascherare comportamenti viziosi sotto il nome di un’altra virtù (la prepotenza può essere coperta da un pretesto di dignità o di giustizia; la vigliaccheria può apparire come benevolenza, ecc). Però tutto questo non ha nulla da vedere con l’umiltà.

L’importanza dell’umiltà non sta tanto nel fatto che essa realizzi positivamente una delle dimensioni del bene umano, quanto nel fatto che essa abbia il compito di preservare le realizzazioni della conoscenza, dell’amore, del lavoro, dalle deformazioni che le privino del loro autentico valore. L’orgoglioso è egocentrico e difficilmente capace di un vero amore; egli considera il lavoro soltanto come una forma di autoaffermazione e non come una modalità di auto-trascendenza che arricchisce il mondo e contribuisce al bene degli altri.
Sul piano pratico l’umiltà ha molteplici manifestazioni, che qui non è possibile esaminare nel dettaglio. Su di esse hanno scritto cose di grande valore i Padri della Chiesa, i Santi e quanti se ne sono occupati nel corso della storia della teologia spirituale. Per concludere queste riflessioni ci limiteremo a riprodurre una pagina di san Josemaría Escrivá, la cui eloquenza rende inutile qualsiasi commento. (Prof. Angel Rodríguez Luño, Professore ordinario di Teologia Morale Fondamentale)

“Lascia che ti ricordi, tra gli altri, alcuni sintomi evidenti di mancanza di umiltà: - pensare che ciò che fai o dici è fatto o detto meglio di quanto dicano o facciano gli altri; - volerla avere sempre vinta; - discutere senza ragione o, quando ce l’hai, insistere caparbiamente e in malo modo; - dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga; - disprezzare il punto di vista degli altri; - non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito; - non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi; - citarti come esempio nelle conversazioni; - parlar male di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano; - scusarti quando ti si riprende; - occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te; - ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te; - dolerti che altri siano più stimati di te; - rifiutarti di svolgere compiti inferiori; - cercare o desiderare di distinguerti; - insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...; - vergognarti perché manchi di certi beni...” (San Josemaría Escrivá)


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